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Più risparmi, meno case

Pubblicato il 28/12/2014

Aggiornato il 18/05/2015

Più risparmi, meno case

È stato presentato a Roma nella prima settimana di dicembre il rapporto del Censis sulla situazione socio-economica del nostro paese.

Sorprende un dato emerso sulle condizioni economiche delle famiglie, in un paese che lotta contro la crisi economica degli ultimi anni. Dal rapporto è risultato un incremento di depositi bancari e denaro liquido, con un +4,9% del 2013 rispetto al 2007: visto il periodo di piena recessione, gli italiani hanno aumentato la loro propensione al risparmio. Questa crescita è frutto della preoccupazione dei cittadini di mettere da parte per cautelarsi e per poter coprire imprevisti futuri.  

Arrivano invece informazioni contrastanti sul fronte degli investimenti. Se il Censis evidenzia il forte calo del 2013 – il peggiore degli ultimi 13 anni – Assogestioni incorona il 2014 come uno degli anni migliori del mercato finanziario. I fondi – soprattutto quelli mobiliari – hanno raccolto oltre 110 miliardi di euro con un ammontare del risparmio totale arrivato a circa 1550 miliardi di euro.

Non convince gli italiani il settore del mercato immobiliare. Ancora troppa diffidenza verso la compravendita degli immobili che, nonostante la leggera inversione di tendenza dell’ultimo periodo e i prezzi più che concorrenziali delle abitazioni, viene poco considerata come investimento anche a causa dell’aumento della pressione fiscale.

Gli istituti finanziari faticano ad erogare il credito, nonostante i tassi di interesse continuino a diminuire e siano arrivati al minimo storico. Nei primi dieci mesi del 2014, i mutui a tasso variabile vengono offerti con uno spread che va dall’1,9% al 2,4% e le previsioni per il 2015 sono ancora al ribasso per cercare di aumentare i volumi erogati.

Lo spread – la percentuale decisa dalla banca da aggiungere al tasso Euribor (o BCE) per determinare il tasso finale variabile o da aggiungere al tasso Eurirs per la determinazione del tasso fisso – varia in base al loan to value (il valore del mutuo in relazione a quello dell’immobile). Più è alto questo parametro maggiore sarà lo spread, in quanto aumenta il rischio di credito da parte dell’intermediario che finanzia. Per questo motivo, un mutuo che copre il 50% del valore dell’immobile costa in media lo 0,5% in meno rispetto a un mutuo all’80%.

Un’operazione di cui le banche si servono sempre più spesso per erogare credito è la surroga. Questo strumento è l’ultimo passo del mutuatario nel caso in cui la rinegoziazione del prestito con il proprio istituto non vada a buon fine: il cliente può spostare il mutuo presso un altro intermediario che offre condizioni migliori.

Se da parte degli italiani c’è ancora scetticismo a investire nel mercato del mattone, non può dirsi altrettanto delle compravendite che coinvolgono i grandi investitori stranieri: si parla di transazioni sopra i 50 milioni di euro.

Alla fine di quest’anno, The Rockefeller Group – di proprietà dei giapponesi di Mitsubishi Estate – ha rilevato il centro commerciale Galleria Borromea alle porte di Milano per circa 81 milioni di euro. Inoltre, si prospetta una corsa a tre per rilevare la ex sede Unicredit di piazza Cordusio di Milano, un’operazione per una cifra che si aggira attorno ai 400 milioni di euro e che vede tra gli interessati gli americani di Blackstone (che hanno già comprato la sede del Corriere della Sera) e la London & Regional Properties.

Grandi investimenti anche da parte di GVM, la piattaforma che ha comprato per 40 milioni di euro il quartier generale di Peugeot a Milano. Ha anche realizzato una joint venture per investire 500 milioni nell’area di Roma, oltre a un investimento da 130 milioni di euro per l’acquisto del Da Vinci Market Central, il centro commerciale alle porte della capitale.

A cura di: Paola Campanelli

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