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Investimenti: quali gli effetti delle manovre BCE?
Prosegue la politica anti-deflazione attuata dalla Banca Centrale Europea che propone nuovi tagli ai tassi.
Sono stati infatti ridotti drasticamente il tasso di riferimento, il tasso sui depositi e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali.
In particolare, viene ridotto dallo 0,15 allo 0,05 il tasso di rifinanziamento, mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali passa dallo 0,40 allo 0,30 per cento. Il tasso sui depositi, che la BCE aveva già ridotto in giugno, verrà diminuito dallo 0,20 al 0,10 per cento.
La revisione dei tassi di interesse è entrata in vigore il 10 settembre e rappresenta il minimo storico mai raggiunto nell’area euro. Si tratta di una decisione sofferta, non unanime, che ha colto di sorpresa i mercati segnando una caduta dell’euro sotto quota 1,30 dollari.
Quest’operazione segna la concreta conferma delle affermazioni del presidente Mario Draghi in occasione del simposio a Jackson Hole, negli Stati Uniti.
Nel commentare i dati sul calo dell’inflazione e, di conseguenza, sull’eccesso di debito che sta condizionando il comportamento economico della zona euro, Draghi aveva preannunciato che il Consiglio Direttivo della Bce avrebbe, nell’ambito del suo mandato, trovato strumenti volti a garantire la stabilità dei prezzi. E, anche se l’Europa non sembra essere a rischio di deflazione come invece è accaduto in altri contesti economici e strutturali - il Giappone per citare un caso fra tutti - tassi bassissimi e l’espansione del bilancio della Banca Centrale sono indicatori precisi della direzione che sta prendendo la politica monetaria comunitaria.
E’ chiaro che a questi segnali deve seguire uno stimolo fiscale nei Paesi del Nord Europa e una riforma strutturale nell’area Mediterranea. Quindi, all’intervento della Bce, devono seguire misure politicamente rilevanti da parte degli Stati Membri dell’UE.
La BCE stima che l'inflazione risalirà all'1,4% (attualmente si attesta allo 0,3% nell'Eurozona) nel 2016. Per il 2014 si prevede che l’inflazione resterà allo 0,6%, discostandosi di molto dal target del 2%.