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Mutuo cocktail

Il “mutuo cocktail”, sinonimo di “mutuo misto o mutuo con opzione”, consente al mutuatario di cambiare, più volte durante il piano di ammortamento, la tipologia di tasso di interesse da fisso a variabile e viceversa. Una variante di questo mutuo, meno diffusa, è ottenuta della combinazione tra tasso fisso e tasso variabile.

Vediamo le due possibili tipologie di mutuo cocktail che gli istituti bancari adottano per costruire il “mix” desiderato di tasso fisso e tasso variabile.

Opzione

Il mutuatario, che sottoscrive un mutuo cocktail con opzione, ha la facoltà di modificare la tipologia di tasso adottata inizialmente da fisso a variabile o da variabile a fisso, ogni 2, 3 o 5 anni. Questo mutuo, a differenza di altre tipologie, consente al mutuatario che ha sottoscritto il mutuo a tasso fisso di optare (es: ogni 2 anni) per il passaggio ad un mutuo a tasso variabile. La possibilità di modificare la natura del tasso di interesse è valida per tutta la durata del mutuo e potrà esser fatta valere dal mutuatario ad ogni scadenza periodica secondo lo step previsto contrattualmente. Trattandosi di un’opzione il mutuatario è libero di farla valere o meno per cui potrà, se vuole, mantenere inalterata la scelta precedentemente effettuata.
Il risultato è quello di un mutuo che in determinati periodi potrà essere a tasso fisso ed in altri a tasso variabile, oppure potrà anche mantenere la condizione di partenza (tasso fisso o tasso variabile) qualora il mutuatario decida di non far valere mai il suo diritto di opzione.
Si può affermare che il mutuatario gode di un’ampia facoltà di “ripensamento” potendo, a scadenze certe, “rivedere” la scelta di tasso adottata e variarla a suo piacimento.
I parametri economici con cui vengono di volta in volta calcolati il tasso fisso o il tasso variabile sono precisati nel contratto di mutuo.

Mix di tassi

Il tasso di interesse applicato al mutuo è dato dalla somma di due componenti, una fissa ed una variabile, che attribuiscono al tasso di interesse applicato al mutuo:

  • Bassa variabilità – La componente fissa non cambia nel tempo per cui il tasso complessivo applicato al mutuo sarà meno variabile di un tasso variabile al 100%. Si ha un bilanciamento che mette al riparo da forti oscillazioni del tasso di interesse del mutuo nel tempo.
  • Bassi interessi – La componente variabile incide sul tasso definitivo applicato al mutuo, riducendolo rispetto all’ipotesi di mutuo fisso al 100%. Questo infatti garantirebbe la stabilità della rata nel tempo ma è solitamente caratterizzato da un tasso di interesse più elevato rispetto al tasso variabile; inserire una componente variabile rispetto al tasso definitivo aiuta ad abbassare il costo degli interessi a carico del mutuatario.
    La definizione del tasso avviene in fase di stipula con l’individuazione della percentuale delle componenti fissa e variabile (es: 50% Fisso – 50% Variabile). I parametri economici con cui vengono a loro volta definito il tasso fisso e calcolato il tasso variabile sono precisati nel contratto di mutuo.
    Il risultato è quello di un mutuo il cui tasso di interesse applicato è variabile ma che godendo del “bilanciamento” dato dalla componente fissa offre al mutuatario una soluzione con minima variabilità.

Ultimo aggiornamento ottobre 2019

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