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Mercato immobiliare: cresce il comparto commerciale

Pubblicato il 02/02/2015

Aggiornato il 18/05/2015

Mercato immobiliare: cresce il comparto commerciale

Quello appena trascorso è stato un anno contrastato per il mercato immobiliare, segnato da andamenti irregolari che, nonostante tutto, manifestavano la volontà di una ripresa necessaria dopo anni di ristagno assoluto.

I dati Istat dell’ultimo rapporto sulle compravendite e sui mutui lo dicono in maniera chiara: dopo 6 mesi di arresto, il terzo trimestre ha fatto registrare una ripresa del volume delle compravendite, segnando un +3,7% su base annua rispetto al 2013. +0,4% è il dato complessivo relativo ai primi nove mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

I risultati positivi riguardano tutta la Penisola, con in testa il Centro che ha segnato +5,2%, il Nord-Est +4,5% e le Isole +3,9%.

La ripresa è stata possibile anche grazie a un rinnovato atteggiamento delle banche nel concedere i finanziamenti: nei capoluoghi maggiori specialmente, i mutui erogati hanno subito un aumento del 16,1% sul terzo trimestre del 2014 rispetto all’anno precedente, contro un +12,4% dei centri più piccoli. Nei primi nove mesi dell’anno, la crescita è pari al 7,8%, per un totale di 201.079 atti di compravendita stipulati: buona parte di questi sono state surroghe, il trasferimento del finanziamento a una nuova banca con condizioni più vantaggiose.

I risultati positivi si ripartiscono in maniera abbastanza equa nel volume delle compravendite tra il comparto residenziale e quello business e commerciale: +3,7% come visto sopra, contro +4,8% nel terzo trimestre; e nonostante le abitazioni abbiano coperto ben il 93,4% delle transazioni complessive, registrano ancora una crescita rallentata rispetto a quelle del non residenziale.

Riguardo a quest’ultimo, il nuovo anno sembra confermare l’andamento del precedente, con prezzi di acquisto e affitti in calo.

Un report di Tecnocasa intercetta una tendenza che è diventata ormai chiara: i proprietari di uffici e spazi non residenziali dimostrano una crescente disponibilità a trattare. Il peso del fisco si è infatti spesso tradotto in comportamenti morosi e questo ha indotto ad aprirsi a una maggiore flessibilità.

L’esigenza di risparmiare si traduce con la richiesta di spazi più piccoli e in posizioni anche decentrate: un esempio è quello delle grandi aziende, che trasferiscono i loro uffici in centri direzionali nell’hinterland delle città, vicino a fermate di bus e metropolitane e a parcheggi funzionali.

Milano costituisce la rappresentanza più significativa di questo fenomeno, con una periferia in espansione e interi spazi ripensati secondo logiche urbane contemporanee. Il centro rimane ancora ambito per gli esercizi commerciali legati al food e per gli uffici di rappresentanza.

A cura di: Paola Campanelli

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