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Mutui, tassi ai minimi

Pubblicato il 14/01/2015

Aggiornato il 18/05/2015

Mutui, tassi ai minimi

Il 2015 sarà un anno positivo per i mutui, con un incremento della domanda incentivato dai migliori tassi applicati.

Le difficoltà economiche dell’area euro porteranno la Banca Centrale Europea a mantenere una politica monetaria accomodante almeno per i prossimi due anni: il basso costo del denaro e la resa poco brillante dei depositi presso la Banca Centrale fanno prevedere un trend stabile sui valori attuali dell’andamento dei tassi (o leggermente al ribasso).

Con l'Eurozona in piena deflazione e l’abbassamento dei tassi allo 0,05% da parte della BCE, i mutui a tasso variabile appaiono decisamente più convenienti – in termini di risparmio – rispetto a quelli stipulati a tasso fisso prima dell'inizio della crisi. Il crollo degli indici Euribor, cui è agganciata la maggior parte dei mutui a tasso variabile stipulati in Italia, ha avvantaggiato i soggetti che negli ultimi anni lo hanno scelto, con un netto risparmio rispetto a quei mutuatari in passato ne hanno stipulato uno a tasso fisso. Anche l’Eurirs, il parametro di riferimento per quest’ultimi, è sceso di molti punti, con il risultato che il gap tra tasso fisso e variabile si è decisamente ridotto; tuttavia il vantaggio di partenza del prestito indicizzato rimane considerevole.

Un finanziamento di 120 mila euro a 20 anni con tasso variabile richiede in media 618 euro al mese, mentre con il fisso se ne pagano circa 718 (quasi 100 euro in più). La differenza spiega perché la maggior parte degli acquirenti punti sul primo: negli ultimi dieci anni, chi lo ha scelto alle condizioni di mercato allora correnti ha sempre risparmiato.

Il problema dell’indicizzato potrebbe sorgere nel caso in cui nel medio periodo l’Euribor aumentasse, gravando non di poco sul bilancio delle famiglie se l’incremento dovesse toccare i due punti percentuali. A tal proposito, le rilevazioni fatte dal LIFFE – London International Financial Futures Exchange, uno dei principali mercati mondiali che rappresenta le aspettative degli operatori su materie prime e tassi di interesse –  ipotizzano il trend dei prossimi 5 anni dell’Euribor a tre mesi, registrandone l’andamento tra gennaio 2015 e dicembre 2019. Fra un anno, sarà pari allo 0.06% (addirittura meno rispetto all’attuale 0,08%), con la probabilità che la rata del mutuo non subirà rialzi per tutto il 2015; a dicembre 2017 potrebbe attestarsi a 0,305% con una differenza poco significativa sulla quota mensile del finanziamento, ossia circa 20 euro in più su un mutuo di 150 mila euro a 25 anni. I cambiamenti più significativi riguardano il dato relativo a dicembre 2019, con l’Euribor a 0,720 punti e un balzo in avanti di 60 euro al mese sulla base dell’esempio precedente (dagli attuali 700 a 760). 

Intanto è previsto un aumento per le erogazioni dei mutui anche per il 2015 – un +18% stimato dal Centro studi di Bologna – che dovrebbe continuare il trend positivo dello scorso anno: 24,5 miliardi il dato del 2014, il 14% in più rispetto alla stretta massima del 2013.

Tuttavia, nonostante la ripresa, è previsto un ulteriore calo dei valori immobiliari, con gli operatori che hanno stimato previsioni negative per le quotazioni residenziali: in controtendenza, solo le grandi città.

A cura di: Paola Campanelli

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